L’occidente, un mito duro a morire

Il termine “Occidente”, come sinonimo di un certo tipo di cultura, di civiltà, di politica, di sistema di vita e di valori, lo troviamo spesso nei contesti più diversi: nel giornalismo come negli ambienti universitari, nel gergo politico e persino sulle labbra di eminenti uomini della Chiesa. Sembra scontato il suo significato: l’Occidente è “Il nostro mondo”, il mondo dei diritti umani, delle libertà personali e politiche, il mondo dell’economia senza vincoli statali, il mondo del benessere , del cinema e delle arti, della musica classica come del rock, il mondo dello sviluppo tecnologico e delle libere elezioni. In altri termini l’Occidente è sinonimo di liberal-democrazia, con i suoi naturali sviluppi nei vari campi della vita. L’Occidente è, di conseguenza, soprattutto lo spazio geografico dell’Euro-America, ma siccome è anche e soprattutto lo spazio di una cultura politica, giuridica e sociale, sono tradizionalmente considerati parte dell’Occidente regioni come l’Australia ed il Canada, che altro non sono che ex colonie di quell’Europa considerata prima e fondamentale matrice dell’Occidente. Se noi ci limitassimo a questa definizione minimalista –l’Occidente è il contesto geografico e culturale della liberal-democrazia, cioè l’Euro-America moderna- non ci sarebbe niente da eccepire. Potremmo, al limite, concordare con quanti tessono “L’elogio dell’Occidente”, sottolineando che con tutti i suoi limiti è pur sempre “Il migliore dei mondi” se non possibili, almeno fruibili. Oppure potremmo stare dalla parte di chi ricorda le tante guerre che l’Occidente ha fatto , guerre civili e guerre di conquista, guerre di sterminio e guerre atomiche, anche se i “mali” e le “colpe” dell’Occidente non si limitano alle guerre che ha scatenato. Basterebbe ricordare che questa terra della libertà è anche la terra del consumo, nel senso che il 20% dell’umanità “occidentale” consuma l’80% delle risorse “mondiali” disponibili, o comunque con percentuali assai prossime a quelle appena ricordate.
Potremmo, in alternativa, ricordare a questa Euro-America libera e democratica che tale ideologia e sistema di vita in gran parte dell’Europa si sono affermati da poco più di un secolo, senza considerare che in non pochi paesi dell’Europa , un sistema liberal-democratico in senso pieno è ancora lontano dal realizzarsi, come pure una stampa e dei media veramente liberi e un regolare ricambio in ambito istituzionale. Allo stesso modo, potremmo ricordare che il razzismo , il sistema dell’apartheid e delle discriminazioni non è solo un “patrimonio” di regimi europei come il nazismo ed il fascismo, ma pure della democraticissima America, che ha fondato parte della sua storia e della sua economia sul razzismo e sulle sue conseguenze, in termini di ingiustizia, di sfruttamento e di negazione dei più elementari diritti di libertà ed uguaglianza, per non parlare di solidarietà, alla base della democrazia antica come di quella moderna.
Quindi, questo bell’affresco di un Occidente ricco ed industrioso, libero e solidale, regno della giustizia e dell’accoglienza , è pieno di crepe e di macchie. In alcuni casi queste macchie sono rosse, del colore del sangue. Quindi l’Occidente non è “il paese dei Balocchi” nel quale va a finire il Pinocchio di Collodi, ma neanche l’ “Isola dei beati “ di cui parla fra gli altri Platone. Perciò, quando dico che l’Occidente è “un mito duro a morire” questa espressione potrebbe intendersi anche come la critica dell’idealizzazione del cosiddetto “modello occidentale”. Anche per un altro verso l’Occidente e la sua civiltà potrebbero definirsi un “Mito”, in quanto costruzione ideologica, cioè artefatto politico. Questa seconda prospettiva è quella sulla quale si sviluppa il mio libro, “Il Mito della Civiltà occidentale”. Occorre però fare un passo indietro. Molti fra quanti sostengono il primato dell’Occidente e del suo sistema di vita , perché in ultima istanza di questo si tratta, sono allo stesso tempo convinti che l’Occidente abbia una lunga storia e che la civiltà occidentale non sia solo un aspetto della modernità, la modernità “vincente”, per alcuni. Tanto in ambienti accademici, come in quelli del giornalismo delle pagine culturali, si sostiene con convinzione che l’Occidente , cioè la sua cultura e i suoi valori, abbia una storia che va ben oltre la modernità e attraversa gloriosamente i millenni. Negli USA, fino a qualche anno fa, c’erano persino dei corsi universitari sulla storia dell’Occidente. Immagino che questi corsi fossero assai differenziati perché ogni occidentalista ha la sua versione di occidente e delle sue “radici”, che spesso differisce da quelle di altri: l’Atene di Pericle o la Gerusalemme dei Maccabei? La Parigi di Robespierre o la Roma del Papa-Re? Il culto dell’Imperatore o quello della Vergine Maria? Ogni occidentalista ha il suo occidente, con le sue radici e i suoi santuari. E ogni occidentalista quando parla di Occidente in realtà parla del “suo” occidente, che a suo avviso è il “vero Occidente”, il solo possibile. Ma la versione più diffusa negli ambienti più coltivati è quella dell’Occidente minestrone, o Frankstein, ma possiamo anche dire la versione dell’Occidente Arlecchino. Si mette dentro un po’ di tutto civiltà ellenica e cristianesimo, giudaismo e cattolicesimo, rivelazione e razionalismo, democrazia e tradizione. E poco conta se gli uni si siano affermati distruggendo gli altri, che le tesi dei primi siano finite tra le fiamme dei roghi accesi dai secondi e che fede ed agnosticismo siano incompatibili allo stesso modo che la volontà del popolo e la rivelazione. Nel minestrone quello che conta è l’insieme, che in questo caso è il risultato di una costruzione ideologica: la “Civiltà occidentale”, appunto.

Indice e Abstract

1. L’Occidente nelle geografie dell’immaginario ideologico
1.1 Occidente globalizzato
1.2 L’occidente nella storia dell’Europa
1.3 Occidenti multipli ed incompatibili
1.4 L’Occidente della reazione e della tradizione
Alla ricerca dell’Occidente
2.Alle origini del Mito: Persepoli contro Atene
2.1 Persepoli contro Atene?
2.2 Da Sardi a Persepoli: un incendio durato due secoli
2.3 Modello persiano e “scontro di civiltà”
2.4  Il “nemico naturale” dell’Europa: la costruzione del mito
2.5 Il mito nel mito: Troia asiatica e/o romana
3. Occidente cristiano, classico e democratico?
3.1 Cristianesimo e cristianesimi: le molte religioni dell’Occidente
3.2 Sulle presunte “radici classiche” dell’Occidente
3.3 Gerusalemme, Atene e Roma, le false cronologie dell’Occidente
3.4 Theos, demos, occidente: una relazione problematica

Abstract

L’Occidente come categoria ideologica e mito politico

Uno studio su un Mito, su una costruzione artificiale e fantastica come l’”Occidente”, per certi versi non avrebbe senso. Sarebbe come fare un’indagine su qualcosa che in realtà non esiste, su un fantasma. Con questo tipo di approccio, però, potremmo sostenere che non avrebbe senso studiare una religione come il Cristianesimo o l’Islam, perché Dio non esiste. In realtà, nei contesti più diversi, dal giornalismo alla politica, dalla ricerca universitaria alle comunità religiose, continuamente si fa riferimento alla “Civiltà occidentale”, alla sua cultura, al suo sistema di vita e ai suoi valori, primo fra tutti la “Libertà”. Con “Occidente”, in genere ci si riferisce alle società liberal-democratiche dell’Euro-America, dell’Europa e degli Stati Uniti.

Allo stesso tempo, ogni cultore dell’Occidente non ammette che la cosiddetta Civiltà Occidentale possa esaurirsi nella storia delle liberal-democrazie moderne; sostiene invece che quest’ultima rappresenta solo l’ultimo capitolo di una vicenda che attraversa prima l’Europa e poi gli Stati Uniti, stabilendo un legame ideale e concreto nella vicenda di questi due continenti e dei rispettivi popoli.

I molteplici tentativi di ricostruire una presunta storia dell’Occidente, con valori e principi di riferimento, mostrano però tutta la fragilità di questa categoria politica, che viene riempita dei contenuti più diversi, contraddittori e, a volte, incompatibili. In questi tentativi di ricostruzione, spesso si stabiliscono legami, relazioni e connessioni storiche ed ideologiche che non hanno alcun riscontro nella realtà, come quando si parla di una vicinanza fra la grecità e il cristianesimo, di compatibilità fra teocrazia e democrazia, o fra il cattolicesimo e l’Illuminismo. In tal modo l’Occidente diviene una costruzione artificiale ed ideologica, un mito politico creato a partire dalle aspettative e dagli ideali dei suoi artefici, una sorta di Frankstein o di Arlecchino, messo in piedi assemblando parti della storia dell’Europa e degli USA, parti tenute insieme con il collante dell’ideologia. Di conseguenza, vengono creati tanti Occidenti quanti sono gli occidentalisti, così come esistono tante religioni quante sono le persone che credono in esse. Una religione o un’ideologia non hanno bisogno di riscontri oggettivi, di verifiche e di evidenze: hanno bisogno di essere credute, hanno bisogno non di indagatori, ma di fedeli.

“Il Mito della Civiltà occidentale” cerca di mostrare l’inconsistenza della stessa categoria di Occidente, storicamente costruita sulla presunta contrapposizione Grecia/Europa-Persia/Asia, fra Cristianità-Islam o prospettiva liberal-democratica e altre visioni del mondo. Nel libro, per un verso si cercano di evidenziare i legami, le relazioni e le similitudini tra mondi ritenuti diversi e contrapposti, ma pure i contributi dati alla storia dell’Occidente da realtà come il mondo fenicio ed islamico, comunemente ritenuti agli antipodi dell’Europa. Per un altro verso lo studio evidenzia le distanze e le contrapposizioni all’interno di realtà come il mondo greco ed il cristianesimo, ritenuti emisferi tipicamente occidentali, ma omogenei solo attraverso semplificazioni. La ricerca evidenzia pure la non plausibilità di ricostruzioni storico/ideologiche che vorrebbero stabilire vicinanze e interazioni tra realtà come il cristianesimo e il giudaismo, considerato dal primo un’eresia, o mondo cristiano e mondo greco, che vide distrutta dal cristianesimo vincente la sua cultura, la sua filosofia, la sua religione, i suoi templi e i suoi libri. Lo studio di Enrico Ferri ricostruisce sub specie di Mito politico, quella che comunemente si descrive come una realtà storica, l’Occidente, appunto.

 

Occidente Arlecchino. Un Occidente, molti Occidenti

In una nota commedia di Carlo Goldoni “Arlecchino servitore di due padroni”, il personaggio principale, Arlecchino, si ritrova per una serie di circostanze a servire due padroni, assumendo ruoli diversi ed ambigui. Questo personaggio, il più famoso del Carnevale di Venezia, si riconosce soprattutto per il suo stravagante vestito. Secondo la tradizione Arlecchino faceva parte di una famiglia poverissima che non aveva la possibilità di comprargli un costume in occasione del Carnevale. I suoi compagni, per aiutarlo, gli regalarono ognuno un pezzo di stoffa e la madre di Arlecchino cucì insieme i vari pezzi, confezionando un vestito multicolore. Il vestito di Arlecchino può essere visto come una metafora dell’Occidente, o meglio delle molteplici rappresentazioni che ne sono state date e delle molteplici ricostruzioni della sua identità, mettendo insieme culture, religioni, storie, ideologie, sistemi economici e visioni del mondo diversi. In tal modo, volta per volta, le “radici” dell’Occidente sono state individuate nel mondo greco, in quello cosiddetto giudaico-cristiano, nell’invenzione dell’idea di città, di persona, di diritto e proprietà privata, nella cultura classica greco-romana, nell’umanesimo e nell’Illuminismo, nella democrazia liberale e nel capitalismo, oppure in valori e principi come la libertà e l’uguaglianza. Da questa variegata massa di elementi se ne sono spesso assemblati alcuni per costruire identità artificiali che assomigliano all’abito di Arlecchino, sostenendo, ad esempio chi dell’Occidente è rappresentato prima dal cristianesimo-cattolicesimo e poi dalla democrazia (S. Huntington) oppure che è una sintesi “fra Atene, Roma, Gerusalemme” (P. Nemo, Ratzinger). L’identità occidentale, intesa come una serie di costanti che si ripropongono nel corso dei secoli  non esiste. Allo stesso tempo non esiste un Occidente rappresentato da culture, eventi e sistemi di vita che si succedono nel corso dei secoli senza una soluzione di continuità. Al contrario, la storia dell’Europa vede in modo ricorrente una serie di culture e civiltà che si contrappongono e si affermano l’una sull’altra, l’una contro l’altra, spesso attraverso la sostanziale distruzione di quelle precedenti, come nel caso del cristianesimo che si impone sulla civiltà ellenica cancellandone in molti ambiti le testimonianze.

L’Occidente, pertanto è una costruzione artificiale, una forma ideologica riempita con i contenuti più diversi, spesso assemblando in modo caotico componenti assai diverse, come avviene con il costume di Arlecchino!

 

Occidente contro Oriente: quando è nata la civiltà Occidentale?

Se ci ponessimo la domanda “Quando è nato l’Occidente e la sua Civiltà”?  la risposta potrebbe essere: “L’Occidente non esiste, quindi non è mai nato”. Ma quest’ultima sarebbe una risposta corretta solo formalmente perché, come cerco di documentare nel mio libro, l’Occidente non è una realtà di cui si può offrire un riscontro, una realtà che ha un’origine definita e documentabile, ma è una teoria, un’ideologia, un “Mito”. Come ripeto più volte nelle pagine del mio libro, un’ideologia per essere plausibile non ha bisogno di essere vera, reale, sperimentata, ma ha solo bisogno di essere creduta. Un’ideologia è come una religione: per esistere, per imporsi, ha bisogno di essere accettata e condivisa.  La logica della fede è diversa dalla logica della ragione e può portare a conseguenze estreme, al “Credo quia absurdum”di Tertulliano.

Tenendo presenti queste considerazioni, potremmo riformulare la questione in questi termini: “Quando nasce la credenza, il ‘Mito’ della Civiltà occidentale”? Cambiando la prospettiva, però, la questione solo apparentemente si chiarisce. Sarebbe come chiedere: “Quando nasce l’Europa”? Potremmo avere risposte diverse, in relazione al tipo di “radici” e fondamenta che si considerino alla base dell’Europa. Potremmo cambiare la prospettiva, per affrontare in un altro modo la questione, ad esempio in questi termini: “Quali sono i tratti distintivi dell’Occidente e quando e dove nascono”?

 

“Olympias” – Reconstruction of an ancient Athenian trireme

La questione principale , per uscire dall’impasse, è quella di definire cosa sia la Civiltà Occidentale: non si può stabilire la data di nascita, l’origine, di qualcosa di indefinito. Non esiste però una risposta unica a tale questione, perché quanti sono convinti che l’Occidente sia una realtà certa, poi ne danno versioni diverse e spesso contrapposte e incompatibili.  Oppure mettono insieme eventi e dottrine  che mal si legano e si collegano fra di loro, creando quello che ho definito qualcosa di simile ad una costruzione artificiale, a un Frankenstein o un Arlecchino.

L’identificazione tra Europa ed Occidente, poi tra Euro-America ed Occidente, è relativamente recente, appartiene alla modernità. Ma tale idea ha un’origine assai più antica, perché di fatto si ricollega ad una credenza molto più antica, quella che esista una contrapposizione storica, ancestrale, fra Europa ed Asia. Ha un senso parlare di identità occidentale, di Occidente e Civiltà occidentale, solo all’interno del dualismo Oriente-Occidente, solo in una logica alternativa ed oppositiva, che ha origine con l’idea che l’Europa si è sviluppata e definita anche in contrapposizione e in alternativa al mondo orientale, all’Asia.

Questa idea nasce e si sviluppa in Grecia nei decenni che seguono la seconda guerra persiana, quella che iniziò con la battaglia alle Termopili, a cui seguì Salamina e che si concluse a Platea, con la definitiva sconfitta dei Persiani guidati da Mardonio. Già il principale storico delle guerre persiane, Erodoto, descrive lo scontro fra la Grecia-Europa e la Persia-Asia come uno scontro che ha origine molto addietro, in una realtà dove mito e storia si confondono. All’origine del conflitto fra Europa ed Asia ci sarebbe stato il rapimento di Elena, ultimo di una serie di rapimenti da una parte e dall’altra (Io, Europa, Medea) che provocò la reazione dei greci coalizzati contro Troia, città egemone del Vicino Oriente. Questo mito, perché di un mito si tratta, fu creato ed alimentato dagli stessi greci, misconoscendo una serie di dati che dalle stesse fonti greche, come in Omero ed in Erodoto, chiaramente emergono. A partire dal fatto che la guerra fra gli Achei e i Troiani fu di fatto una stasis, una guerra civile, uno scontro fra genti di lingua e cultura greca, come mostro nel mio libro, facendo riferimento ad una serie di argomenti condivisi da molti studiosi.  Per altri versi, anche le guerre persiane videro non solo la contrapposizione fra la Persia achemenide e la Grecia, ma anche fra le stesse città greche come Tebe, e gran parte dei Beoti, che si schierarono con i Persiani e combattettero al loro fianco. Possiamo quindi rispondere alla domanda iniziale con il dire che l’idea di contrapposizione Europa –Asia, che sta all’origine di quella di scontro fra Occidente ed Oriente (musulmano, turco, comunista, ecc.), nasce con le guerre persiane, attraverso una rilettura mitica ed ideologica di questo evento da parte della storiografia e della cultura greche.

L’Occidente ha una storia?

Quando si parla di Occidente, di  “civiltà o modello occidentale” , di “identità occidentale” e via dicendo , si intende comunemente il sistema di vita liberal-democratico che è tipico degli USA e dell’Europa, almeno dell’Europa “occidentale”, appunto. È quello che in tempi non molto lontani si chiamava “Il mondo libero”, contrapposto al comunismo dell’Est Europa e dell’Oriente asiatico. Quello occidentale è un sistema di vita caratterizzato dalla “libertà” in campo politico ed economico, con regimi di tipo democratico ed economie fondate sulla “libera iniziativa” e sul “libero mercato”.  

Queste valutazioni sono comunemente accettate e condivise, ma nel caso dell’Europa hanno un senso se riferite alla realtà storica degli ultimi 75 anni. Tutt’altri aspetti presenta la questione della civiltà occidentale se noi volessimo intendere con quest’endiadi una realtà che nei secoli mostra caratteri identitari ricorrenti, o comunque elementi identitari che si succedono e collegano tra di loro nel tempo e nello spazio e potrebbero essere ricompresi in un unicum storico definito “Civiltà Occidentale”.  Così come  potremmo parlare, ad esempio, di “Civiltà cristiana” intendendo con quest’espressione un sistema di vita e di valori che nel corso dei secoli, pur nella diversità delle sue manifestazioni, ha avuto la dottrina di Cristo come punto di riferimento e fonte di ispirazione.

Ma quali potrebbero essere gli elementi identitari dell’Occidente, elementi ricorrenti nel corso dei secoli? Se, ad esempio, parlassimo di Civiltà romana, potremmo definire la sua data di nascita , il 753 a.C. e la sua fine nel 476 d.C. ed una serie di costanti ed eventi che hanno Roma come artefice e protagonista. La storia della civiltà romana è la storia della Roma monarchica dei Sette Re, della Roma repubblicana e della Roma imperiale che nasce con Cesare Augusto.

Niente di tutto questo si può dire per l’Occidente e la sua presunta civiltà. L’Occidente non è e non ha un’identità che si sia sviluppata nel tempo, non ha una data di nascita condivisa, non ha una storia in cui tutti i presunti popoli occidentali possano riconoscersi. Nel corso di più di due millenni i cosiddetti occidentali, cioè i popoli dell’Euro-America si sono combattuti fra di loro: Europei contro Europei, Americani contro Americani, Europei contro Americani. Gli Stati Uniti hanno ottenuto la loro indipendenza, in seguito ad una guerra d’indipendenza, nota pure come Rivoluzione americana, contro una delle maggiori nazioni europee, la Gran Bretagna. Circa un secolo dopo, gli Stati Uniti furono sconvolti per tre anni da una guerra civile fratricida.

In altre parti di questo blog, come in molte pagine del mio libro “Il Mito della Civiltà occidentale” cerco di mostrare il non senso e la fragilità di ogni tentativo di ricostruire una presunta storia dell’Occidente, stabilendo un nesso di affinità, un legame e una continuità fra culture e civiltà del tutto distanti fra di loro, come il mondo greco-romano e il cristianesimo, o fra quest’ultimo e la democrazia popolare. Queste diverse realtà si sono affermate non in una armonica e coerente successione, ma attraverso contrapposizioni e conflitti.  Il cristianesimo si è affermato contro ed in alternativa alla civiltà greco-romana e la democrazia imponendo il primato del popolo , della libertà politica e della tolleranza religiosa contro il primato di Dio e della Chiesa, contro il primato della Rivelazione e di un monoteismo rigido, esclusivo ed escludente ogni altra fede, persino di matrice cristiana. La storia dell’Occidente è una storia di contrapposizioni ideologiche e conflitti storici e se considerassimo occidente sinonimo di occidentali, cioè degli abitanti dell’Euro-America, potremmo definire la loro storia come una ricorrente stasis , termine con il quale i Greci definivano la Guerra civile.