Un recente libro di Enrico Ferri offre nuove chiavi di lettura del fenomeno razzista, ne parliamo con l’autore.

Nel mese di dicembre è uscito negli USA un libro di Enrico Ferri, che insegna Filosofia del diritto e Storia dei paesi Islamici presso l’UNICUSANO di Roma, per l’editore Nova Publischers di New York, uno dei maggiori degli Stati Uniti, nella collana Focus on Civilizations and Cultures. Il libro ha per titolo Armenians-Aryans. The ‘Blood Myth’, the race Laws of 1938 and the Armenians in Italy. Ne parliamo con l’autore.

Il noto filosofo della politica, David Mc Lellan ha scritto, commentando il tuo libro, che offre un contributo originale allo studio del fenomeno razzista.

Non sta a me giudicare le considerazioni di un intellettuale del calibro di David Mc Lellan che , tra l’altro, è anche un caro amico. Un dato però è evidente, nel mio libro si rilegge il fenomeno razzista attraverso una prospettiva inedita, cioè il “caso armeno”.

Le leggi razziali non furono promulgate contro gli ebrei?

Le leggi razziste furono presentate “in difesa” della razza “ariana”. In sintesi si trattava di tutelare gli ariani (tedeschi ed italiani) dai non-ariani.

Ma gli ebrei erano considerati semiti, quindi non ariani!

Si trattava di stabilire quali erano i criteri per distinguere  gli ariani dai non ariani, cosa che le leggi razziali provarono a fare, senza riuscirci. Ad esempio, quando dovettero specificare il significato di razza ebraica, finirono con l’assimilarla alla religione ebraica: l’ebreo era chi professava la religione ebraica.

Nella prima parte del tuo studio mostri come il fenomeno razzista ebbe una lunga gestazione e che già nel XVIII° secolo erano diffuse una serie di teorie fondate sull’esistenza delle razze e su una loro classificazione gerarchica. Quale fu l’elemento di novità del razzismo nazista e fascista?

Si cercò di sistematizzare quest’insieme di teorie, creando una sorta di razzismo di stato su basi scientifiche, impresa che fallì per motivi diversi. Il razzismo non ha alcuna base scientifica e gli stessi razzisti, come ad esempio Rosenberg ed Evola, parlano di “mito del sangue” e di “dottrina della razza”, non di scienza della razza. In sintesi il razzismo è un’ideologia e si può riempire dei contenuti più diversi, fatto salvo l’assunto di tutti i razzisti, che esistono le razze umane grazie alle loro specificità psico-fisiche.

Ma le leggi razziali, come tu hai appena detto, mirano a distinguere e separare gli ariani dai non ariani. Chi erano gli ariani secondo i razzisti? 

Non è facile rispondere a questa domanda. Esistevano varie teorie al riguardo. Si partiva dal presupposto che in epoche remote gli ariani avessero invaso l’Europa, in ondate successive, per poi mescolarsi con le popolazioni autoctone, che erano state assimilate, almeno dal punto di vista culturale.

La questione posta in questi termini sembra assai generica. Chi erano gli ariani, da dove venivano, quali caratteristiche culturali, religiose e linguistiche avevano?

Secondo alcuni razzisti gli ariani provenivano dall’India del Nord, per questo la fusione tra ariani ed europei avrebbe dato origine alla razza indo-europea. Secondo altri razzisti venivano dal Caucaso, o dai territori a nord del Danubio, ma pure il Polo Nord o persino l’Isola di Atlantide erano considerate possibili terre d’origine di questo presunto popolo! Siamo nel regno del Fantasy piuttosto che della storia e della scienza.

Ma come si faceva a sostenere che fosse esistito un popolo di ariani, se si ignorava persino la loro terra d’ origine?

Già nel XVIII° secolo alcuni linguisti scoprirono che quasi tutte le lingue dei popoli europei avevano una serie di caratteristiche comuni e ne arguirono che sarebbe esistita una lingua originaria dalla quale tutte sarebbero derivate. Quindi  anche un popolo originario che abitava in una terra primordiale. A partire da alcuni dati linguistici simili, si creò una lingua originaria, di cui non ci sono tracce; un popolo originario che non ha lasciato nessuna testimonianza ed una terra ancestrale che non si sa dove sia. Se noi volessimo aprire un museo della storia e della civiltà ariane non avremmo un solo reperto, un solo documento da esporre, se non le bislacche teorie di sedicenti ed improvvisati esperti della razza come Rosenberg ed Evola.

E come si inseriscono gli armeni in questo contesto ?

Le leggi razziste promulgate negli anni Trenta in Germania ed in Italia volevano “difendere” la purezza delle rispettive razze, quindi impedire che tedeschi ed italiani fossero “contaminati” da razze inferiori, che le razze si mescolassero e diventassero ibride, “bastarde”. Questa era una vera e propria ossessione per tutti i razzisti, a partire da De Gobineau che nel Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane prospetta un tragico destino dell’umanità a causa della mescolanza e della ibridazione delle razze superiori con quelle inferiori. Gli armeni, come gli ebrei, anche se con minore consistenza, erano presenti in molti paesi europei, anche in Italia, e si pose anche per loro il problema di dimostrare di essere ariani, per poter restare a vivere, lavorare e studiare nel nostro Paese. In caso contrario sarebbero stati discriminati, avrebbero rischiato di perdere le loro proprietà, di essere espulsi. Di avere, in sostanza, un destino simile a quello che fu riservato agli ebrei.

Come ed in base a quali criteri gli armeni furono classificati?

Alcuni razzisti li assimilarono agli ebrei perché erano, come gli ebrei, un popolo diasporico e un popolo dove la casta sacerdotale aveva sempre avuto un ruolo importante, spesso di supplenza del potere politico, soprattutto nei tanti secoli in cui gli armeni avevano vissuto sotto dominazione straniera o per gli armeni della diaspora. Altri razzisti sostennero che gli armeni erano ariani perché parlavano una lingua del ceppo indoeuropeo, perché furono il primo popolo ad adottare il cristianesimo come religione di stato nel 301 e perché nella loro storia passata e recente avevano sempre avuto posizioni “filo-occidentali”, ossia vicine agli interessi degli stati europei ed ostili ai loro vicini medio-orientali come la Persia e la Turchia.

Fu decisivo il fattore religioso, il loro essere cristiani?

In Italia fu considerato un dato positivo, ma molti razzisti tedeschi consideravano il cristianesimo un “setta giudaica” e Gesù un “rabbi semita”, facendosi fautori di una religione neo-pagana ed anti-cristiana. Anche in Italia Julius Evola sostenne queste posizioni in un libro come “Imperialismo pagano”, ma fu richiamato all’ordine dalle alte sfere del fascismo che volevano mantenere buoni rapporti con il Vaticano.

Alla fine gli armeni furono considerati ariani!

Si, per diverse ragioni che poco o nulla c’entravano con la razza; soprattutto per motivi di ordine politico internazionale e per una certa benevolenza verso un popolo vittima di un genocidio da parte dei turchi, nel 1915, contro i quali l’Italia aveva combattuto nella prima guerra mondiale. In tal modo ai circa duemila armeni che vivevano in Italia fu risparmiata la discriminazione e l’esilio.